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Un uomo grigio; una casa grigia che si trasforma
- in proporzioni e struttura - come le sinapsi di una mente; inventa stanze
e le cancella, varia la direzione delle scale, una volta rivolte verso
il soffitto, una volta verso la cantina. Si edifica lentamente in altezza,
sedimentandosi in strati, in archeologie. Una casa che abita, non è
abitata.
Si tratta di una favola dove nulla accade veramente se non variazioni,
sfumature. La parola stessa del racconto, raffinatissima, sospesa tra
Kafka e Calvino, si esibisce nella ricerca incessante della sfumatura
giusta; come una porta che permetta l'entrare in qualche altro luogo.
Questi capitoli del libro hanno la forma di racconti; non trame ma viaggi,
immaginando - nel senso letterario del “creare immagini” -
Così assistiamo al piccolo viaggio dell'uomo grigio verso il suo
ufficio; alla descrizione della lentezza, dell'esattezza, concentrato
per trovare la posizione giusta, la chiave per compiere qualcosa che non
può più ingannare, vacillare. E, improvvisamente, da dietro
la finestra, appare un'ombra. Nient'altro. Oppure all'esperienza del viaggio
per acqua dove le parole si occupano del gorgoglio, dell'andare verso
il fondo; dell'unione delle mille voci dell'acqua, presenti, passate e
future; del grande coro che forma l'oceano.
O il viaggio tra le nuvole, dove l'uomo grigio si perde, innalzandosi,
senza riuscire a trovare la strada del ritorno, se non aiutato dall'improvvisa
esplosione di un fulmine che lo riporta sulla terra.
E' un racconto sulla malinconia, il cui senso si concretizza nella realtà
simbolica della casa, casa dell'essere, anima. L'uomo grigio ha questo
compito di eseguire variazioni, esercizi verso una metafisica della fantasia,
àncora di salvezza, forse l'unica rimasta, per immaginare un mondo
più a misura di anima; l'anima scissa tra maschio e femmina, tra
dentro e fuori, realtà psichica e materia, fra essere e non essere,
partenza e sosta.
Ma la malinconia, qui, non è malattia. E', piuttosto, capacità
dell'intelletto più complesso, capace di non farsi accecare “dall'estrema
trasparenza del codice, dall'usuale accettazione del fluire, del quotidiano
offrirsi del segno”, p. 73. La fantasia tutta permea e permette
di leggere dentro e intorno a sé.
Questi esercizi di gesti minimi, di posture calcolate come la rotta tracciata
sulla carta dei marinai, sono essenziali per non perdere la rotta e volare
via lontano. L'uomo grigio deve sempre tornare alla sua casa, a un villaggio
di vicoli stretti e intricati, ai suoi esercizi spirituali di senso. Ciò
che si cela nell'infinitamente lontano, è anche questa esperienza
di variazione del grigio, ancora più difficile e concentrata proprio
perché non è la casa che anima vuole abitare, archivio di
tutte le esperienze, catalogate e spiegate per avere un senso.
La mappa in cui si muove il libro, dunque, è il riflesso dell'esperienza
che potrebbe anche dannarci se ci attardiamo a rincorrere per gelosia
“un grigio colore d'ombra. Un'ombra somigliante, per sfumature,
al più bel desiderio”, p. 89.
Si tratta del gesto di rubare l'ombra a un'anatra, la quale, “salì
di colpo in alto, perdendo ogni legame con la terra (...) Senza la propria
tenue somiglianza, l'animale fu costretto a volare sempre più in
su, fino a dimenticarsi di essere”, p. 91. L'anima, staccata dal
corpo, è condannata a svanire, a morire. Ma ha il tempo per un'ultima
vendetta. Riesce a rompere lo specchio in cui il sorriso dell'uomo si
è impresso, strappandoglielo. “E da quel giorno l'uomo (...)
ha perduto ogni sorriso”, p. 93.
Segue, come naturale conseguenza di questo gesto, il racconto del viaggio
nella città degli uomini. Una città vuota, spopolata, perfettamente
grigia e perfettamente geometrica. Senza chiarità, senza ombra.
E' l'esperienza dell'avvicinamento a un luogo reale, questo sì
veramente grigio, disumano, ammantato della chiarezza di un centro, raggiunto
il quale si sente il bisogno di retrocedere verso le proprie domande,
a una casa che ci assomiglia, che sentiamo nostra perché più
confusa, sensibile ai nostri cambiamenti, alla nostra piccola angoscia
di uomini radicati nel presente dell'esperienza. Forse perché il
senso non esiste, la verità non esiste.
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