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GIANLUCA BOCCHINFUSO
Marco Fregni – Dialoghi con il padre
Edizioni del Laboratorio, Modena 2007
 
     
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La letteratura –sia in poesia sia in prosa – ha registrato molti esempi di figli che cantano i padri, dialogano con loro, raccontano l’intreccio parentale e affettivo delle loro vite. Marco Fregni, medico psichiatra modenese, sceglie di dedicare un’intera raccolta di versi al padre scomparso diversi anni fa, ripercorrendo la sua vita con lui, i tempi delle emozioni, i silenzi delle incomprensioni, i viaggi e le attese, i ricordi e i progetti. Non è un’operazione semplice, perché il rischio di essere risucchiati dalla retorica affettiva è immediato e può banalizzare qualsiasi passo.
L’autore predilige un’espressione poetica senza fronzoli, priva di melassa sentimentale: i suoi versi hanno un’immediatezza che mostra la ricerca delle parole giuste per trasmettere la profondità del significato. Leggendo insieme tutte queste poesie – che assumono il valore di un poema dedicato al padre – si scopre l’alta valenza che il poeta dà alle singole parole, dentro componimenti brevi, legati l’un l’altro in un ritmo continuo ed efficace. Questa unità non si perde neppure nella scelta di raggruppare i versi sotto sette grandi titoli. – E s’allontana da te, Raccoglievi i tuoi giorni, Il senso dei gesti, Tutti i nomi dei viaggi, Nessuna cartolina, Dove ombra non segue, D’ogni padre, padre – che rappresentano le cornice ideale di questo viaggio di sensi e di sentimenti che lega due generazioni e le consegna alla storia intima e personale.
Come ogni legame tra due o più persone, i momenti hanno dentro tutto: paura, allontanamenti, incontri, attese, parole dette, silenzi, incomprensioni, rimorsi, dolore, gioie. Una sintesi di immagini che esplicita la volontà di Fregni di scandagliare tutto il suo vissuto in relazione con il padre, ma anche quando questo non è diventato nulla, è rimasto immobile o ha impedito altro. Come dire, questi versi sono un cammino introspettivo che, in quanto tale, ha tutte le asperità e i rischi che ogni viaggio dentro di sé comporta, anche quando sembra il più immediato e istintivo, come quello che ha protagonista il padre.
La scelta dell’autore di raccontare e di raccontarsi parte dal momento cruciale – dalla morte del padre il 27 settembre 1984 – che è un momento di cesura fisica ma, al tempo stesso, un anello di ripartenza affettiva che mette in moto i meccanismi del ricordo e del racconto: “E’ il ventisette settembre. So quali / sono i tuoi pensieri oggi. Nulla ti / sorprende del giorno se non quel / sangue che improvvisamente sgorga / dalla bocca, tua bocca, sgorga e più / non obbedisce ad alcun volere / abbandonandoti, e s’allontana da te / allontanandosi mentre cerchi con / mani giunte d’inseguirlo / trattenerlo, / come un’eco dispersa tra i marmi / delle scale, i tappeti indifferenti” (pag.20); “E ti allontani da questa terra, ti allontani / con occhi abbassati a unica, divina luce” (pag. 24).
Il canto della morte è subito seguito dal canto della vita, dall’incessante ripresa di momenti e situazioni che vibrano nella mente con la forza del cuore che pulsa. E il poeta regala spazi intensi, in cui il padre diventa tanti tasselli che completano un mosaico, momenti di vita vissuta – dall’infanzia, all’adolescenza, alla maturità – e per questo irripetibili. C’è la guerra, c’è la famiglia, c’è il lavoro, c’è la vita di un uomo : “”Impazzito in una coperta di paura / stringevi il tuo fucile. Mostrine grigio / verde e lingue straniere accerchiavano. / Inaspettato destino d’agosto, morire / nel 1944” (pag 33); “Nella fotografia non avevo più di tre / anni, ne sono certo. Vestivi un Principe / di Galles di buona fattura, capelli / lucidi, pettinati all’indietro, alla moda / di allora e dietro, nella posa, mi sostenevi appena, leggermente, porgendo soltanto due dita al mio / iniziale equilibrio” (pag. 39); “ Dove andranno ora i viaggi, tutti i nomi / dei viaggi, paesaggi della nostra storia. / Lontani una voce, l’imprendibile fiume, / una foce” (pag. 58).
Se nella prima sezione del libro c’è il racconto della morte e l’inizio del racconto, nell’ultima c’è l’immaginario, lo sforzo di cercare le parole giuste per dire e vagheggiare altri tempi di vicinanza e il dialogo con il padre: “ Potresti dirmi del viaggio, del / ritorno. Arrivi, attese, partenze. Questo / mi interessa, se hai mangiato / a sufficienza, se stanchezza ti ha segnato” ( pag. 85); “Vorrei sapere dei tuoi giorni. Di te, / dei tuoi giorni. / E ogni cosa dire. Parole, fiato, presenza. / Ogni cosa dire e ridire” (pag. 86).
In questo libro, due anime s’incontrano,si lasciano e si rincontrano. Attraverso le fotografie di vite e di tempo insieme.

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