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ANTONIO SPAGNUOLO  
  Una miniatura impaziente
(per i «DIALOGHI CON IL PADRE» di Marco Fregni)
 
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La dotta ed esaustiva prefazione di Elio Grasso induce ad intraprendere una lettura più che attenta del testo, che nasconde ed evidenzia momenti di intensa suggestione tra la quotidianità ed una sospesa introspezione filosofica.
Il verso, nel suo scorrere limpido, non lascia tentennamenti, quasi un esercizio di ascolto e di parola notevolmente delineato dalla necessità del tempo e dello stesso linguaggio che si chiarisce nella certezza del conforto o nella drammaticità della solitudine...

"Una mosca instancabile
sostiene il ronzio della vita."

La "storia" svolge delicatamente la profonda consapevolezza della "memoria" e le pagine restituiscono con dovizia squarci che dal "ricordo" raccontano eventi e figure.
Colloquio denso di affetti e sbalordimenti tra l’autore e la “figura” paterna, in numerosi flashes che abbagliano per la loro luminosa avventura nel dettato.
Il “pannello” allora si arricchisce: divaga, interloquisce, simula, inventa, danza, senza rovesciare immagini o interpretazioni, per avvicinarsi con cautela a una verità “letteraria” che sembra accarezzare una miniatura impaziente.
Nel ritmo dei giorni e nel colore della nostalgia una sempre più acuta attenzione si rivolge al gemito della coscienza (nel senso della consapevolezza) la quale si appresta a restituire il sentimento generale della vita in forma narrativa, affinché possa trovare riferimento chiarezza ed ingenuità.

“La dissolvenza dei ricordi procede
ancora per linee incerte, oscurate. I
volti assorti su geografie senza memoria”

Entro la metafora il protagonista riesce a far lampeggiare la speranza e addolcire le sconfitte o le delusioni del simbolo:
la sua fragilità è destinata a rincorrere una immagine che non trasforma la realtà, ma riscatta la presenza degli assoluti e della fede, e non pretende in alcun modo di misurare l’urto irripetibile degli attimi già vissuti con il pathos degli indugi.

La dotta ed esaustiva prefazione di Elio Grasso induce ad intraprendere una lettura più che attenta del testo, che nasconde ed evidenzia momenti di intensa suggestione tra la quotidianità ed una sospesa introspezione filosofica.
Il verso, nel suo scorrere limpido, non lascia tentennamenti, quasi un esercizio di ascolto e di parola notevolmente delineato dalla necessità del tempo e dello stesso linguaggio che si chiarisce nella certezza del conforto o nella drammaticità della solitudine...

"Una mosca instancabile
sostiene il ronzio della vita."

La "storia" svolge delicatamente la profonda consapevolezza della "memoria" e le pagine restituiscono con dovizia squarci che dal "ricordo" raccontano eventi e figure.
Colloquio denso di affetti e sbalordimenti tra l’autore e la “figura” paterna, in numerosi flashes che abbagliano per la loro luminosa avventura nel dettato.
Il “pannello” allora si arricchisce: divaga, interloquisce, simula, inventa, danza, senza rovesciare immagini o interpretazioni, per avvicinarsi con cautela a una verità “letteraria” che sembra accarezzare una miniatura impaziente.
Nel ritmo dei giorni e nel colore della nostalgia una sempre più acuta attenzione si rivolge al gemito della coscienza (nel senso della consapevolezza) la quale si appresta a restituire il sentimento generale della vita in forma narrativa, affinché possa trovare riferimento chiarezza ed ingenuità.

“La dissolvenza dei ricordi procede
ancora per linee incerte, oscurate. I
volti assorti su geografie senza memoria”


 
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Entro la metafora il protagonista riesce a far lampeggiare la speranza e addolcire le sconfitte o le delusioni del simbolo:
la sua fragilità è destinata a rincorrere una immagine che non trasforma la realtà, ma riscatta la presenza degli assoluti e della fede, e non pretende in alcun modo di misurare l’urto irripetibile degli attimi già vissuti con il pathos degli indugi.

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