La dotta ed esaustiva prefazione di Elio Grasso induce ad intraprendere
una lettura più che attenta del testo, che nasconde ed evidenzia
momenti di intensa suggestione tra la quotidianità ed una sospesa
introspezione filosofica.
Il verso, nel suo scorrere limpido, non lascia tentennamenti, quasi un
esercizio di ascolto e di parola notevolmente delineato dalla necessità
del tempo e dello stesso linguaggio che si chiarisce nella certezza del
conforto o nella drammaticità della solitudine...
"Una mosca instancabile
sostiene il ronzio della vita."
La "storia" svolge delicatamente la profonda consapevolezza
della "memoria" e le pagine restituiscono con dovizia squarci
che dal "ricordo" raccontano eventi e figure.
Colloquio denso di affetti e sbalordimenti tra l’autore e la “figura”
paterna, in numerosi flashes che abbagliano per la loro luminosa avventura
nel dettato.
Il “pannello” allora si arricchisce: divaga, interloquisce,
simula, inventa, danza, senza rovesciare immagini o interpretazioni, per
avvicinarsi con cautela a una verità “letteraria” che
sembra accarezzare una miniatura impaziente.
Nel ritmo dei giorni e nel colore della nostalgia una sempre più
acuta attenzione si rivolge al gemito della coscienza (nel senso della
consapevolezza) la quale si appresta a restituire il sentimento generale
della vita in forma narrativa, affinché possa trovare riferimento
chiarezza ed ingenuità.
“La dissolvenza dei ricordi procede
ancora per linee incerte, oscurate. I
volti assorti su geografie senza memoria”
Entro la metafora il protagonista riesce a far lampeggiare la speranza
e addolcire le sconfitte o le delusioni del simbolo:
la sua fragilità è destinata a rincorrere una immagine che
non trasforma la realtà, ma riscatta la presenza degli assoluti
e della fede, e non pretende in alcun modo di misurare l’urto irripetibile
degli attimi già vissuti con il pathos degli indugi.
La dotta ed esaustiva prefazione di Elio Grasso induce ad intraprendere
una lettura più che attenta del testo, che nasconde ed evidenzia
momenti di intensa suggestione tra la quotidianità ed una sospesa
introspezione filosofica.
Il verso, nel suo scorrere limpido, non lascia tentennamenti, quasi un
esercizio di ascolto e di parola notevolmente delineato dalla necessità
del tempo e dello stesso linguaggio che si chiarisce nella certezza del
conforto o nella drammaticità della solitudine...
"Una mosca instancabile
sostiene il ronzio della vita."
La "storia" svolge delicatamente la profonda consapevolezza
della "memoria" e le pagine restituiscono con dovizia squarci
che dal "ricordo" raccontano eventi e figure.
Colloquio denso di affetti e sbalordimenti tra l’autore e la “figura”
paterna, in numerosi flashes che abbagliano per la loro luminosa avventura
nel dettato.
Il “pannello” allora si arricchisce: divaga, interloquisce,
simula, inventa, danza, senza rovesciare immagini o interpretazioni, per
avvicinarsi con cautela a una verità “letteraria” che
sembra accarezzare una miniatura impaziente.
Nel ritmo dei giorni e nel colore della nostalgia una sempre più
acuta attenzione si rivolge al gemito della coscienza (nel senso della
consapevolezza) la quale si appresta a restituire il sentimento generale
della vita in forma narrativa, affinché possa trovare riferimento
chiarezza ed ingenuità.
“La dissolvenza dei ricordi procede
ancora per linee incerte, oscurate. I
volti assorti su geografie senza memoria”
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